Cuore d'eroe. La storia di Enea by Roberto piumini

Cuore d'eroe. La storia di Enea by Roberto piumini

autore:Roberto piumini
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ragazzi, Narrativa
ISBN: 8874570430
editore: Nuova Edizioni Romane
pubblicato: 2010-01-01T05:00:00+00:00


Così disse, e scagliò contro di lui una fiamma. Un immenso terrore ruppe il sonno di Turno…

Un immenso terrore ruppe il sonno di Turno, un sudore gelato gli corse il corpo intero. Si alza, prende le armi, si esalta di furia, pieno di voglia guerriera, grida ai capi:

“La pace hanno violato! Bisogna muovere guerra a Latino, e liberare l’Italia da Troiani e Latini!”

Così i Rutuli, a gara, prendono a incitarsi, mossi dalla sua furia e dal suo aspetto violento. E, instancabile, Aletto vola sopra i Troiani. Giunge ad un punto di spiaggia dove è a caccia Iulo. Irrita le narici dei suoi cani e li spinge ad inseguire un cervo: bestia bellissima e fiera, coperta da ampie corna, che veniva allevata dai figli di Tirro e dallo stesso Tirro, che sorvegliava gli armenti delle terre reali; cervo carissimo a Silvia, la figlia del pastore, che gli intrecciava le corna con corone di fiori e spesso lo lavava con acqua di sorgente.

Dunque, mentre beveva nel greto bianco del fiume, fu fiutato dai cani e inseguito da Iulo che, cercando la gloria di quella bella preda, scoccò forte una freccia.

Aiutata da un dio, rapida e sibilante, entrò nel ventre del cervo ma non lo uccise: alla casa di Tirro giunse, ferito, e Silvia allora gridando chiamò a soccorso i pastori. Corsero tutti, armati di tronchi ben appuntiti e di rami nodosi: lo stesso Tirro, impugnando una scure, chiamava a raccolta i compagni. Aletto, bieca alleata, dal tetto sopra la casa suonò un corno infernale che fece eco nel bosco, come un lamento di tuono, fino al lago di Trivia, fino alle acque del Nera, fino al monte dal quale sgorga il fiume Velino. A quel suono, furenti, corrono i contadini con rozze armi in mano, pronti alla lotta. E i Troiani, stretti intorno a Iulo, accettano la battaglia: non una zuffa agreste, ma un combattimento con bipenni e con spade. Da una freccia fu ucciso, primo fra tutti, Almone, figlio di Tirro: poi cadde il saggio e ricco Galeso che si era spinto avanti per far tornare la pace.

Già correva abbondante il sangue sopra la terra. Allora Aletto contenta, via per gli spazi del cielo tornò a Giunone, e le disse:

“Ho scatenato la guerra: provino, ora, a far pace! Ma se tu vuoi, mia dea, aggiungerò altra ira, diffonderò la notizia nelle città vicine, accenderò dappertutto voglie di rosso sangue!”

Disse Giunone:

“Ora basta con il terrore e la frode. Già si combatte, e ci sono motivi di altre contese. Siano queste le nozze del grande figlio di Venere! Ora allontanati, Aletto: qui non ti vuole il mio sposo. Saprò pensare da sola a quel che resta da fare…”

Così, con ali fischianti, verso la valle d’Ampsanto nera di boschi e burroni, là dove scroscia un torrente, volò la Furia, e si immerse in una fonda spelonca, porta del regno di Dite.

Giunone, intanto, altre spinte dava alla guerra: i pastori corsero alla città, portando il corpo di Almone e lo straziato Galeso, chiesero aiuto agli dei, gridarono a Latino.



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